I FRUTTI DEI REATI SPESSO RITORNANO COME BENI DELLA COMUNITÀ
Con l’avvocato Simone Labonia approfondiamo la normativa che ha permesso l’utilizzo di un automezzo sequestrato alla camorra, a fini sociali: notizia della nostra cronaca.
La normativa che regola la cessione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata per scopi sociali, è un esempio virtuoso di come si possa trasformare il frutto di attività illecite in uno strumento di riscatto e rinascita. Il punto di riferimento principale è il “Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione” (D.Lgs. 159/2011), che prevede che i beni confiscati possano essere destinati a finalità sociali, culturali o di pubblica utilità, attraverso la gestione diretta dello Stato o l’assegnazione a enti locali, cooperative e associazioni.
Negli ultimi anni, grazie all’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità Organizzata (ANBSC), si è registrato un aumento significativo nella quantità di beni trasferiti alla società civile. Tra il 2020 e il 2023, sono stati assegnati oltre 1.500 immobili e numerose aziende, per un valore complessivo stimato in “oltre 3 miliardi di euro“.
Tra i risvolti positivi, spiccano l’inclusione sociale e lo sviluppo economico. Molti beni confiscati vengono utilizzati per creare centri di accoglienza per giovani, case famiglia, scuole, cooperative agricole e strutture sportive. Ad esempio, le cooperative di Libera Terra gestiscono terreni agricoli confiscati, producendo cibo biologico e creando opportunità di lavoro in territori afflitti da disoccupazione e illegalità. Questi progetti non solo riducono l’impatto economico della criminalità, ma rafforzano il senso di comunità e fiducia nelle istituzioni.
Un altro aspetto rilevante è il valore simbolico. Vedere i beni sottratti ai boss mafiosi trasformati in luoghi di aggregazione o strumenti per il bene collettivo invia un messaggio chiaro: lo Stato e la società civile possono prevalere sulla criminalità organizzata. Tuttavia, permangono sfide legate alla gestione burocratica e alla manutenzione di questi beni, che richiedono maggiori risorse e coordinamento.
La normativa sui beni sequestrati rappresenta, quindi, una concreta opportunità per combattere le mafie e promuovere il bene comune, trasformando ciò che nasce nell’illegalità in una leva per la giustizia e lo sviluppo sociale.